Il termine “pittogramma” non vi suona nuovo, vero?
Si riferisce a un particolare insieme di simboli sviluppati in epoca moderna, ma con radici antiche. Fondamentalmente, si tratta di un disegno convenzionalmente adottato per rappresentare qualcosa. Una definizione più dettagliata e recentemente accettata, basata sulla semiotica, considera il pittogramma come una rappresentazione illustrata; un segno iconico che trasmette concetti complessi non attraverso parole o suoni, ma mediante simboli visivi.
Questi simboli hanno stimolato riflessioni da parte di rinomati progettisti e studiosi di tutto il mondo. Le definizioni sviluppate nel corso del tempo hanno affrontato i pittogrammi da diverse prospettive, esaminando la storia, la funzione o l’aspetto visivo, ma come accennato, questi sono piuttosto sfaccettati. Presentano diverse dimensioni in termini di relazioni: tra il segno e il suo significato, la tecnica formale, il significato e l’obiettivo che dovrebbe essere raggiunto. In breve, i pittogrammi sembrano essere una questione semplice, ma aprono le porte a un mondo interessante e tutt’altro che banale!
Secondo Otto Neurath (economista, filosofo e inventore del sistema Isotype), un pittogramma è un elemento di un sistema con validità assoluta. Otl Aicher (progettista grafico e fondatore della scuola di Ulm) ha affermato che “il pittogramma deve avere il carattere di un segno, ma non essere un’illustrazione”. Herbert W. Kapitzki (ex professore presso l’Università delle Arti di Berlino e co-fondatore dell’Istituto per la Comunicazione Visiva e Design) ha definito il pittogramma come un segno iconico che rappresenta il carattere di ciò che si vuole rappresentare, utilizzando l’astrazione come sua qualità distintiva.
Storia dei segni pittorici e alcuni esempi rilevanti di pittogrammi nei millenni
Da dove hanno origine i pittogrammi? Hanno degli antenati? E come si sono evoluti nel corso del tempo? Prendiamo un breve viaggio attraverso i millenni e i secoli per esplorare i segni pittorici nelle loro diverse forme, fino ad arrivare ai moderni pittogrammi in uso oggi. Se dovessimo individuare un progenitore dei pittogrammi, sarebbero i segni pittorici, espressioni grafiche applicate a supporti bidimensionali.
L’unica lingua ancora esistente che deriva direttamente dai segni pittorici è il cinese. Le prime iscrizioni cinesi risalgono al 1200 a.C., noti come i famosi ossi oracolari, che contenevano simboli precursori dei caratteri ancora in uso oggi.
I segni pittorici hanno subito notevoli trasformazioni nel corso della storia. I più antichi risalgono a circa 30.000 anni fa, sotto forma di pitture parietali all’interno di grotte vicino a Montignac, in Francia (le Grotte di Lascaux). Non è ancora chiaro perché siano state dipinte circa 6.000 figure (tra animali, figure umane e segni astratti), ma è certo che non fossero utilizzate per comunicare un messaggio specifico.
Un altro importante esempio di questi segni sono i geroglifici egizi, la scrittura cuneiforme della Mesopotamia e i glifi Maya, tutti dello stesso periodo. In questo caso, si trattava di veri e propri linguaggi che utilizzavano un sistema di segni pittorici. La scoperta della Stele di Rosetta nel 1799 ha permesso per la prima volta la decifrazione dei geroglifici, rivelando che rappresentavano i suoni di una lingua antica.
Nel XII secolo è emerso un nuovo tipo di segni pittorici, che sopravvivono ancora oggi tra le famiglie nobili: lo stemma araldico (o blasone). Questo veniva applicato agli elmi e alle armature dei cavalieri durante il Medioevo e si è poi trasformato nello stemma familiare.
Con l’invenzione della stampa nel 1400, sono emersi nuovi segni, come i fregi ornamentali inseriti nelle pagine dei libri, chiamati vignette. Originariamente decorati con motivi floreali (da qui il nome vigna), si sono poi espansi ad altri temi, tra cui religione, festività, mesi, stagioni e animali.
I pionieri dei pittogrammi
A un certo punto della storia moderna, i pittogrammi diventano protagonisti. L’aumento della popolarità dell’automobile e la costruzione di una rete stradale sempre più estesa portarono, nel 1909 a Parigi, alla proposta di un sistema internazionale di quattro pittogrammi per i segnali stradali, accettato da diverse nazioni. Nel 1927, il sistema venne esteso e riconosciuto dalla Società delle Nazioni.
Nel 1936, Otto Neurath insieme a Rudolf Carnap e Charles W. Morris svilupparono il sistema Isotype (International System of Typographic Picture Education). Questo sistema comprendeva diagrammi standardizzati a livello internazionale, grafici, testi e illustrazioni utilizzati pubblicamente. Anche se oggi questo sistema è diventato molto generalizzato, è stato il primo passo verso lo studio e l’uso scientifico ed internazionale dei pittogrammi.
I Giochi Olimpici di Berlino del 1936 hanno visto l’utilizzo dei primi pittogrammi in un contesto sportivo, ma il punto di svolta è stato nel 1964 con le Olimpiadi di Tokyo. Immagini astratte e geometriche sono state utilizzate per comunicare informazioni ai visitatori, come gli sport e le discipline. Il linguaggio dei pittogrammi utilizzato ancora oggi per le Olimpiadi si è poi sviluppato nel 1972 a Monaco, grazie al progettista Otl Aicher. Il suo sistema utilizzava forme semplici e stilizzate, che hanno influenzato lo sviluppo dei pittogrammi moderni fino ad oggi.
Nel 1968, un gruppo di studio formato all’interno dell’Associazione degli Aeroporti tedeschi ha raccomandato l’uso dei pittogrammi negli aeroporti. Negli anni successivi, questi sistemi sono stati applicati ai trasporti pubblici locali e nazionali.
Pittogrammi nei progetti commerciali
E oggi? Qual è la situazione attuale? Ormai siamo abituati a trovare pittogrammi ovunque, sia su supporti fisici che digitali. Questo linguaggio è ancora utilizzato in molti contesti, come dimostrano alcuni interessanti progetti commerciali.
Il sistema visivo e di segnaletica dell’aeroporto di Colonia-Bonn, realizzato da Intégral Ruedi Baur Paris tra il 2003 e il 2005, include non solo pittogrammi, ma anche un carattere tipografico costruito sulla stessa griglia e con le stesse forme base. I pittogrammi sono divisi in due categorie: nella prima ci sono segni semplici e stilizzati caratterizzati da un contorno spesso, mentre nella seconda ci sono silhouette realistiche e dettagliate.
Nel 2013, Sagmeister & Walsh ha progettato l’identità visiva per Function Engineering, un’azienda specializzata in design meccanico ed ingegneria per lo sviluppo di prodotti in vari settori. Il sistema visivo ruota attorno a una serie di pittogrammi che richiamano uno stile meccanico, utilizzato anche per il logotipo.
Eurosport ha commissionato all’agenzia londinese DixonBaxi lo sviluppo di tutte le grafiche del Grande Giro 2018 (che include Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta a España). Come parte del vasto lavoro di direzione creativa per foto, video e grafica su ogni supporto, l’agenzia ha creato numerosi pittogrammi, soprattutto per le piattaforme digitali.
Il team di Pentagram di Sascha Lobe ha realizzato grafiche e design di segnaletica per la sede centrale della società di cosmetici Amorepacific a Seul. I pittogrammi si integrano armoniosamente nell’architettura e dialogano sia con la tipografia in inglese, sia con gli ideogrammi in coreano e cinese. Il progetto ha ricevuto diversi premi, tra cui il Beazley Design of the Year 2019.
Come abbiamo visto, i pittogrammi hanno radici antiche. I loro antenati, i segni pittorici, hanno subito notevoli trasformazioni nel corso della storia. Dall’istituzione dei pittogrammi nel secolo scorso, essi sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana. Ancora oggi, sono ampiamente utilizzati, come dimostrano gli esempi analizzati sopra, evidenziando la loro grande importanza in molti settori.