Kitchen Litho: la litografia fatta in casa

Kitchen Litho: la litografia fatta in casa

Eugenia Luchetta Pubblicato il 6/7/2024

Il metodo di stampa più comune per grandi tirature al giorno d’oggi è la stampa offset. Sebbene molto più sofisticata e meccanizzata, la stampa offset si basa sullo stesso principio della litografia, una tecnica ideata nel 1790 da Alois Senefelder, che sfrutta il fatto che acqua e grasso si respingono a vicenda.

La litografia utilizza pietra calcarea porosa, mentre la stampa offset usa lastre di alluminio; la litografia crea la matrice con una matita grassa e poi la immerge in un liquido per acidificare tutte le parti non scritte, mentre la stampa offset impiega un laser che rende direttamente le aree di stampa idrorepellenti. In entrambe le tecniche, le matrici vengono bagnate con acqua, che si deposita solo nelle aree non stampanti, e poi ricoperte di inchiostro, che si deposita solo dove non c’è acqua. Alla base di entrambe le tecniche vi è il fenomeno di repulsione chimico/fisica tra acqua e inchiostro.

Mentre la stampa offset può essere eseguita solo con macchinari professionali, la litografia può essere ricreata più facilmente, ma presenta comunque due problemi che la rendono poco pratica e accessibile: la difficoltà nel reperire e trasportare la pietra e la pericolosità degli acidi utilizzati nel processo.

Per permettere a principianti e bambini di sperimentare comunque il principio di base della litografia, l’artista Émilie Aizier ha ideato nel 2011 un metodo alternativo molto economico e sicuro, che si avvale di materiali e sostanze reperibili in molte cucine: fogli d’alluminio, cola, olio vegetale e poco altro. Da qui il nome di Kitchen Litho.

Occorrente

  • Una piccola lastra di vetro o plexiglass (ad esempio il vetro di una cornice), che fungerà da matrice
  • Inchiostro per stampe a base oleosa (ad esempio l’inchiostro calcografico)
  • Un rullo inchiostratore
  • Nastro adesivo
  • Materiale per disegnare, una matita grassa (ad esempio una 8B), grafite, pastelli a olio, carta carbone, burro, sapone di Marsiglia…
  • Fogli d’alluminio
  • Una bacinella
  • Cola
  • Olio di semi
  • Spugne e panno di tessuto
  • Fogli su cui stampare
  • Facoltativi: guanti di lattice

1. Rivestire la lastra di vetro

Il primo passaggio consiste nel rivestire la lastra di vetro o plexiglass con un foglio d’alluminio, fissandolo con il nastro adesivo e facendo attenzione che non rimangano buchi attraverso cui potrebbe passare la cola. Il foglio di alluminio deve essere posizionato con il lato opaco all’esterno.

Durante questa operazione è molto importante non toccare con le dita il lato che si utilizzerà per stampare. Il grasso delle dita infatti rischierebbe di lasciare un’impronta visibile nelle stampe.

2. Disegnare sulla lastra

La lastra è ora pronta per essere impressa. La matrice da stampare viene disegnata direttamente sull’alluminio e qualsiasi materiale grasso può andare bene. Come primo approccio è utile testare diversi materiali: sicuramente matite grasse e grafite sono un’ottima opzione, ma vale la pena provare anche pastelli a olio o persino il sapone di Marsiglia o il burro, utilizzando un pennellino. Qualsiasi altro materiale grasso a portata di mano può rivelarsi utile.

Come nel passaggio precedente, occorre fare attenzione a non toccare la lastra con le dita mentre si disegna. Può essere utile indossare dei guanti di lattice.

3. Acidificare la lastra

Terminato il disegno, la lastra va posizionata in una bacinella o nella vasca, dove gli si versa sopra la cola. È utile ruotare la lastra e versare la cola in ogni direzione in modo che tutte le aree non stampanti vengano acidificate.

Nei punti dove è presente il grasso, la cola non aderisce, ma crea delle bollicine.

4. Pulire la lastra

È sufficiente lasciare la lastra sotto la cola per qualche secondo e poi passarla con una spugna bagnata per rimuovere i residui liquidi. Successivamente, con un panno imbevuto di olio vegetale, si pulisce gentilmente la lastra da ogni residuo di grafite o altro materiale grasso rimasto, che ostruirebbero l’inchiostro.

A questo punto dovrebbe rimanere visibile sull’alluminio l’immagine sbiadita.

5. Inchiostrare

Si passa quindi alla preparazione dell’inchiostro. Il colore adatto per questo tipo di processo è molto grasso e denso, come quello per la calcografia, quindi occorre stenderlo su una lastra e passarci sopra il rullo in diverse direzioni per qualche minuto, finché risulta liscio e uniforme.

L’acido fosforico e la gomma arabica presenti nella cola rendono le aree della lastra che non sono state disegnate idrofile. Una volta bagnata la lastra, l’acqua si posa su queste aree, ma viene respinta dalle aree disegnate, dove invece si posa l’inchiostro grasso.

Prima di inchiostrare, si passa sulla lastra una spugna o panno bagnati (ma non gocciolanti) e solo dopo si applica l’inchiostro con il rullo. Non bisogna preoccuparsi se, soprattutto al primo passaggio, l’inchiostro si deposita anche nelle aree non sensibilizzate; basta utilizzare ancora il panno bagnato e passarlo in maniera molto delicata sul disegno: la spugna rimuoverà l’inchiostro solo nelle aree non disegnate.

Se ad un certo punto si concentra troppo inchiostro secco sulla lastra, passare un panno con un po’ di olio vegetale rimuove ogni residuo.

6. Stampare

L’ideale, a questo punto, sarebbe avere una pressa da stampa (in questo caso la lastra deve essere di plastica), ma non è indispensabile. Si possono ottenere buoni risultati semplicemente posando il foglio sopra alla lastra e premendo, magari con l’aiuto di un cucchiaio o di una presina. Per evitare di rovinare la carta strofinando, si può posizionare un foglio di carta da forno sopra alla carta da stampare.

La lastra produrrà circa una decina di stampe prima di cominciare a perdere qualità. La qualità delle stampe è sicuramente informale: il tratto non è netto e precisissimo e capita che si depositi del colore dove non dovrebbe, ma il risultato è molto spontaneo e non facilmente replicabile con altre tecniche. Tenendo conto dello stile delle stampe, si può pensare a un disegno della matrice non troppo rifinito e dettagliato, ma che anzi benefici di un tratto un po’ “sporco”.

Buon divertimento e buona “kitchen litho” a tutti!